Page 30 - La via d'uscita
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padre che era imparentato con una sua rappresentante,
la nobile Badessa, e con disappunto di Assunta che avreb-
be voluto una scelta diversa, che la riportasse alla sua in-
fanzia mitizzata. Così la piccola Trigona era stata accolta
come educanda.
Agnese ne amava soprattutto il chiostro circondato da
colonne al centro del quale il giardino ben curato faceva
sentire i suoi profumi specialmente in primavera, quando
le rose in piena fioritura si facevano strada tra le siepi di
mortella. Finite le preghiere, alle bambine era consentita
un po’ di ricreazione e lei, in compagnia delle sue amiche
più fidate, si divertiva ad attraversarne i sentieri correndo
a perdifiato.
Il giardino le ricordava la campagna, che preferiva di gran
lunga alla residenza di città, così monotona e a tratti lugu-
bre con quegli arredi scuri, pesanti, con i tendaggi di vellu-
to e le alte specchiere, con tutti quei soprammobili che non
si potevano toccare né spostare di un centimetro. Spesso il
freddo dell’inverno li costringeva a rimanere a casa e allora
la sua vita, scandita dall’alternanza convento-casa, le sem-
brava assai triste.
La vita in campagna avrebbe voluto prolungarla per tutto
l’anno e quando si avvicinava il tempo di partire, diventava
musona e taciturna.
“Che avete, signorina? Mal di città, vero? Ormai vi cono-
sco bene, e quando si arriva alla vendemmia, cambiate di
umore, come fa il tempo che si annuvola e comincia a pio-
vere”.
Il legame con Concetta si stringeva ancora di più quando
erano in campagna e non c’erano da seguire le rigide con-
suetudini della città. Si sentiva libera di vagabondare tra i
sentieri polverosi, tra gli alberi pieni di foglie che regalava-
no frescura nei giorni più caldi; ogni elemento della natura,
sia esso un fiore o una farfalla, una fila ininterrotta di for-
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