Palazzoni alti, cortine impenetrabili di cemento svettanti e isolate, viali larghi che spesso cambiano nome senza un perché, rotonde che ne interrompono la linearità: Librino come luogo dell'anima, palcoscenico sul cui sfondo si dipanano e s'incrociano gli accadimenti dei personaggi di questo romanzo. Microstorie di gente svantaggiata, scontenta, che, non ancora piegata e piagata da un'esistenza priva di tangibili prospettive grazie alla giovane età, cerca un riscatto là dove non dovrebbe, sbagliando clamorosamente. Altre microstorie s'intrecciano a queste, i cui protagonisti, più attrezzati socialmente e culturalmente, offrono ascolto e solidarietà. In mezzo una Bellezza che forse, da sola, può salvare il mondo. "Tre metri sopra Librino" ricalca il titolo di un fortunato film adolescenziale del 2004, modello per la giovane protagonista. Il finale, agghiacciante nella sua drammatica semplicità, pareggia simmetricamente la vicenda.
Recensione MERIDIONEWS
Recensione di Milly Bracciante

   La Sicilia così ricca di bellezze naturali e di un grande passato storico, è pure una terra carica di problemi e contraddizioni. Un disagio sociale che tuttavia stenta a trovare una via verso possibili soluzioni, sia per l’incuria  e il pressappochismo amministrativo, sia per una sorta di resistenza alla volontà di cambiamento  da parte di chi per ignoranza o per inedia da frustrazione si adagia con rassegnazione all’idea che nulla mai possa cambiare. A Catania, per esempio, la periferia che può intendersi localizzata a Librino, a San Giorgio, a Monte Po, non ha ricevuto da parte delle Istituzioni l’interesse necessario per valorizzarle e renderle luoghi d’incontro e di scambio e per incrementarne la crescita culturale.
   Sulla base  di questa visione generalizzata delle problematiche che riguardano ovunque, il complesso tessuto delle periferie, l’opera di narrativa “Tre metri sopra Librino” di Miette Mineo, può considerarsi una suggestiva, eloquente denuncia sociale che si dispiega attraverso la microstoria dei personaggi della sua narrazione strutturata su due binari che scorrono su piani diversi, ma paralleli e che come le facce di una stessa medaglia finiranno per convergere in un punto di solidale incontro. I protagonisti Melina e Santi Spartà, Jessica, Pamela, Salvo Caruso vivono la periferia con il suo degrado nella coscienza della loro inferiorità ed emarginazione.
   Giulia, Liliana, Lorenzo, Giorgio Geraci, sono invece nel doppio binario della struttura narrativa, i prototipi della vita cittadina, a Roma come a Catania, anch’essa intessuta di solitudine e di sofferenza, nonostante il suo benessere economico, nel bisogno della ricerca di una identità appagante che non si lascia raggiungere e conquistare. Melina Spartà, la giovane protagonista, nonostante le sue difficoltà, riesce a cogliere la soglia che delimita il lecito dall’illecito, soprattutto perché trova nella protezione e nei consigli di Giulia, la psicologa della USL, la possibilità di un dialogo costruttivo che le permette di guardare oltre il non-luogo della periferia e scoprire l’esistenza di un luogo dell’anima dove ha valore l’essere e non l’apparire e l’avere altrui. La narrazione che scorre veloce e piana nell’uso di un linguaggio parlato e nella vivezza del dialogo, trova nell’’intercalare dialettale della parlata locale, una sua dimensione di realismo che la attualizza e la invera con straordinarie coloriture cromatiche ad effetto. Le tematiche trattate, dal commercio degli stupefacenti, alla micro delinquenza, al bullismo, dal sesso facile all’aborto in età precoce, sono realisticamente elementi distintivi di una dimensione di degrado sociale e di emarginazione che si può combattere soltanto con l’istruzione, con l’apertura mentale, con un cammino verso una visione della realtà fatta di collaborazione, di comprensione, di aiuto reciproco e di amore verso l’altro.
Presentazione
del libro
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