Il Book Trailer
Non sempre il tempo è un percorso lineare in avanti; alcuni accadimenti ci proiettano in tale direzione, ma poi rimandi, salti, giravolte e capriole dell’esistenza ci fanno tornare indietro in voragini esistenziali e inghiottitoi insospettabili. Il tempo come imprevisto, sorpresa, sbigottimento, capovolgimento. Tra una biblioteca e l’altra, seguendo il filo dei ricordi, la vicenda di una donna che si racconta impietosamente, dietro una traccia che appare sfilacciata e disgregata, indice del tempo scomposto che stiamo vivendo…  
Presentazione del libro alla scuola "Pizzigoni"
powered by Guido Scuderi
Un “Tempo scomposto” in cui una donna si muove rimemorando i momenti della costruzione del suo sé e trattenendoli, per riuscire poi a ristrutturarli in una identità personale in cui riconoscersi padrona del proprio essere, libera nelle proprie scelte e consapevole di essere sfuggita a quella “trappola d’amore e di contagio” che il destino le aveva riservato.
Questo il senso profondo dell’ultimo romanzo di Miette Mineo, la quale è ancora riuscita a far scattare in chi legge un benefico processo di identificazione con le vicende e i sentimenti delle figure protagoniste delle sue narrazioni. Benefico perché la scrittura di Mineo non solo ci consente di cogliere in Mirta, la protagonista, e nelle persone che la circondano le occorrenze multiple delle nostre vite e le funzioni in essa rivestite dalla memoria e dalla durée del vissuto, come ci ha insegnato H. Bergson -  e non a caso in esergo al romanzo ritroviamo una richiamo alla “Recherche” proustiana; ci permette anche di scoprire che gli eventi non ci fissano mai definitivamente in una condizione immutabile e che in noi vi sono risorse adeguate a dare inizio a percorsi di riflessione complessa, che coinvolgono il nostro intero essere e lo riportano ad una nuova vita, a quella pienezza di vita che troppo spesso trascuriamo o riteniamo ormai persa e che, invece, proprio dalle avversità, dalle situazioni incontrollabili, in cui sembriamo ormai burattini mossi dal destino, può trarre la giusta linfa per prendere forma e muovere i suoi passi, riuscendo dialetticamente a prender in sé le opposizioni e nel contempo a superarle producendo scelte autentiche per sé e i propri affetti.
Mirta è una donna che nelle “trappole” insidiosissime, come si scoprirà leggendo,  in cui la costringe l’improvviso lockdown a noi contemporaneo, riesce, pur se con dolore, a cogliere lo spiraglio utile a cambiare il modo d’essere inerte e soffocante cui era giunta e a darci così una profonda lezione: vivere è avere continui rapporti con la memoria personale e meditare consapevolmente sull’intera gamma delle nostre passioni, accettandole in toto e adoperandone l’energia psichica per ridare spazio alla speranza, alla capacità di progettarsi nel futuro. Attraverso le coinvolgenti vicende, conosciamo le figure fondanti della vita di Mirta: il giovane uomo del giovanile amore, poi quello che avrebbe potuto essere l’affetto dell’intera vita, ancora l’amante passionale e insieme terribile, e la giovane figlia, senza però scordare la dimensione della realizzazione lavorativa. Proprio tramite questa presenza, Mineo, come è peraltro sua caratteristica, ci conduce nel 1743, durante la peste di Messina e ci propone un altro dei suoi interessanti ritratti di donna, quello di una vittima dello stereotipo e della violenza sociale del tempo. Richiamo storico che specularmente ci riporta a Mirta ed al suo essere vittima di modi di essere consolidati socialmente che nel suo intimo ella non condivide. Proprio per questo, la nostra protagonista dovrà meditare sul suo concetto di amore, di amore materno, di responsabilità: farà i conti tra ciò che ci si aspetta da lei, per educazione e cultura sociale, e ciò che lei si sente di dare, rimettendo in gioco la stabilità sino ad allora raggiunta per lanciarsi alla ricerca di un nuovo assetto identitario che le consenta di vivere i più profondi affetti senza strumentalizzare né essere strumentalizzata, bensì libera di essere se stessa,  senza più dover sostituire il suo desiderio con il dover compiacere le altre persone.
Alla fine della lettura, ci accorgiamo che non è detto che il “Tempo scomposto” che ha originato l’ulteriore maturazione della protagonista debba essere riordinato e fissato definitivamente: colto nella sua dinamicità, esso è come il metaforico sostegno che Mineo ci consegna con il suo romanzo e che potremmo adoperare per ridare voce alle nostre risorse, riverberarne le positività verso chi ci è vicino per ricominciare ogni giorno una vita in cui essere capaci di autodeterminarsi.
Recensione di Adriana Cantaro
Tempo scomposto” è un romanzo del genere psicologico che interpreta la complessità labirintica del pensiero femminile.
L’ autrice esamina e descrive con rara efficacia i moti dell’anima della protagonista, Mirta, allorché gli eventi della sua vita, in parte indipendenti dalla volontà ma in qualche caso frutto di libera decisione, sconvolgono l’idea che si era prefigurata del suo futuro di madre e di moglie. Un amore inaspettato, fatto di affinità intellettiva, di empatia e di attrazione fisica interviene nella sua esistenza   ad interromperne il quieto anche se non felice corso. Il cedimento ad una nuova passione, in lontananza dal marito tanto amato e malato, scatena dentro di lei un contrasto di emozioni difficilmente governabili che producono sobbalzi della coscienza, ansie e sensi di colpa. Fin dalla giovinezza ricorre in lei un ripiegamento nella sua interiorità per la ricerca della sua vera identità di donna, dotata di principi morali e senso di responsabilità, che in alcune circostanze vengono messi in gioco.
L’autrice coniuga mirabilmente il suo realismo quasi fotografico nella descrizione della natura dei luoghi, sfondo della vicenda, con una accesa sensibilità emotiva dinanzi al fascino dei suoni e dei colori, mentre con una meticolosa indagine introspettiva dipinge i personaggi con parte attiva nel racconto. Emergono altresì un grande interesse per la storia e il culto della memoria, nonché la sensibilità verso problematiche di grande interesse sociale e umano delle quali elabora una coinvolgente analisi.
Il focus molto impegnativo, l’uso del monologo interiore, la freschezza delle immagini e la leggerezza del linguaggio rendono la lettura del romanzo molto piacevole.


Recensione di Mimì Liberti
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